La Tornanza è uno stato d’animo che alimenta il desiderio di amare un territorio nei suoi aspetti culturali e relazionali, rappresenta l’andare oltre l’appartenenza e il radicamento, è un fiume in piena che non distrugge perché diffonde energia e nutrimento culturale. È al tempo stesso materia e idea, lascia segni espressivi da decifrare. Il tornante è colui che auspica con passione un ritorno al territorio come speranza di vita con sguardo lucido ed empatico pronto a valorizzare gli spazi al suo passaggio, è la stella cadente che illumina la via, è un seme che sa riconoscere la terra per la sua crescita, è la porta aperta sul mondo. Il tornante è in grado di organizzare la speranza con pensieri attivi e costruire comunità per favorire altri infiniti ritorni.
Ogni viaggio ha spesso un inizio e una fine, la variabile temporale è quel gioco imprevedibile della vita che attraverso le relazioni con luoghi e persone può generare spazi e riempire vuoti. Chi decide di partire manterrà sempre un legame con il suo luogo di partenza, chi decide di restare viaggerà con l’immaginazione e con i racconti di chi è partito, ma la forza energetica di chi torna rivoluziona le carte in gioco.
Chi torna ha subito quasi sempre una trasformazione e tende a trasferire questa conoscenza. Il tornante è come un’onda che si ispira a largo e scarica la sua energia nel punto di arrivo. L’innesto di un tornante in una comunità genera scompiglio, fa saltare le certezze, mette a nudo le debolezze, evidenzia le lacune, al tempo spesso riconosce le qualità e tende a valorizzarle. Il suo punto di vista è totalmente nuovo.
Le più grandi idee di business sono nate grazie al viaggio, allo spostamento, basti pensare a Red Bull, Lonely Planet, Olivetti e tantissime altre. Se pensiamo alla storia di Adriano Olivetti pensiamo all’innesto della filosofia nell’imprenditoria industriale degli anni 50. Durante i suoi studi approfondisce il concetto di comunità come luogo di realizzazione dell’individuo e che il benessere del singolo porta al benessere della collettività e l’azienda deve essere uno strumento per l’elevazione culturale, un mezzo si di profitto ma che metta al centro le persone, la cultura e l’innovazione.
Cultura è ciò che un uomo costruisce in un luogo nel suo tempo trasformandolo con una nuova visione, una nuova terra che frantuma la precedente per emergere con un sentimento linfatico da fotosintesi.
C’è qualcosa di poetico nell’innesto, nel portare avanti qualcosa di nuovo partendo da un’entità disgregata che si unisce in una nuova vita interdipendente l’una dall’altra. Così l’innesto di un Tornante, l’innesto dello straniero può portare ad una comunità evoluta e cambiata, diversa rispetto alla precedente ma che ha un’anima profondamente radicata nella propria originalità complessa.
Un’anima presente nelle proprie radici, nelle proprie origini, ma che nell’unione muta. Così l’ospitante permette all’ospitato di crescere e fiorire, allo stesso modo l’ospitato fornisce una nuova identità all’esistenza stantia di chi offre riparo e rami su cui crescere, linfa su cui prosperare nella nuova diversità.
Così gli innesti potrebbero portare a nuove varianti di comunità evolute, che nell’integrazione portano al cambiamento e all’evoluzione.