La fisica quantistica da Princeton a Bari. La storia di Gianvito Lucivero
di FLAVIO ROBERTO ALBANO
14 Aprile 2025

Il viaggio di oggi ci porta nel Dipartimento di Fisica dell’Università di Bari, dove incontriamo il professor Gianvito Lucivero, fisico sperimentale rientrato in Italia dopo un lungo percorso di ricerca all’estero. La sua storia è una testimonianza di come la scienza possa essere un ponte tra culture diverse e un’opportunità di crescita sia professionale che personale.

Originario di Molfetta, Gianvito si laurea in Ottica Quantistica alla Sapienza di Roma nel 2010. Poi inizia il suo viaggio accademico internazionale: prima in Spagna, dove ottiene un dottorato presso l’Institute of Photonic Sciences di Barcellona, poi negli Stati Uniti, dove lavora alla Princeton University, una delle istituzioni più prestigiose al mondo. La sua ricerca si concentra sulla sensoristica quantistica e sulla magnetoencefalografia, un campo che utilizza i sensori atomici per misurare l’attività cerebrale senza necessità di schermature. Grazie alla sua esperienza, Gianvito ha avuto l’opportunità di lavorare in ambienti altamente competitivi e stimolanti, dove la fisica quantistica trova applicazioni che vanno dalla diagnostica medica alle tecnologie avanzate.

Perché tornare?

Dopo anni all’estero, Gianvito sceglie di rientrare in Italia nel 2023. A motivarlo non solo la voglia di avvicinarsi a casa, ma anche le nuove opportunità offerte dalla ricerca italiana grazie ai finanziamenti del PNRR e ai progetti del Dipartimento di Fisica di Bari. “Ho sempre avuto il desiderio di tornare – racconta – e quando si sono create le condizioni giuste, non ho avuto dubbi”.

Oggi, oltre a essere ricercatore e docente presso l’Università di Bari, è anche CEO e fondatore di Q-Sensato, una startup spin-off accademica dedicata allo sviluppo di sensori quantistici innovativi. Un segno che la ricerca, anche in Italia, può generare innovazione concreta e impatti reali.

Ma cosa significa esattamente lavorare nella fisica quantistica?

Gianvito lo spiega con semplicità: “La fisica quantistica studia i quanti, ossia le particelle e gli atomi che si comportano in modo completamente diverso rispetto al mondo macroscopico. Ad esempio, un atomo può trovarsi in più stati contemporaneamente o interagire a distanza con un altro senza che vi sia un collegamento diretto.”

Vivere la scienza tra passione e curiosità

Oltre al lavoro, Gianvito ha sempre coltivato una grande passione per la musica, suonando la batteria in una band di ricercatori. “La scienza non è solo numeri e formule, è creatività, intuizione e gioco di squadra, un po’ come nella musica”, racconta.

Dopo anni di esperienze in diversi Paesi, dalla Spagna agli USA, passando anche per la Polonia, la cultura che lo ha colpito di più è proprio quella spagnola, per il suo equilibrio tra produttività e qualità della vita.

Il futuro della ricerca in Italia

Ma l’Italia è un buon posto per fare ricerca? Secondo Gianvito, sì: “Il sistema accademico ha ancora delle rigidità, ma ci sono molte opportunità in crescita. Inoltre, l’ambiente culturale italiano è ricco di stimoli e creatività.”

Quando gli chiediamo quale consiglio darebbe a un giovane ricercatore, risponde: “Avere passione e determinazione. Non bisogna essere geni per fare ricerca, ma avere curiosità e voglia di approfondire.”

E sulla felicità? Gianvito la descrive con semplicità: “Essere se stessi e poter sviluppare il proprio potenziale, senza imposizioni.”

 

 

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